21 set 2023

TELAI (1° parte)

 

Telai (1° parte)


I telai, soprattutto in Ferrari, non rappresentavano solo l’elemento strutturale univocamente correlabile ad un modello o a uno specifico motore. La Ferrari era solita, nei primi anni dalla nascita del campionato mondiale di F1, realizzare telai su cui venivano montati motori differenti, anche nello stesso weekend di gara. Tutto ciò era reso ancora più complesso dalla nomenclatura dei modelli in voga in Ferrari basata sulla capacità cilindrica del motore installato. A parità di telaio e del suo relativo numero identificativo potevano corrispondere quindi più versioni di monoposto.

Inoltre, la carrozzeria della monoposto, o anche semplicemente parti di essa, non era una pelle direttamente correlata a uno specifico motore o telaio. Un piccolo aneddoto realmente avvenuto nell’agosto del 1950 racconta di come Enzo Ferrari abbia venduto alla Vandervell modelli 125F1 non più in uso dalla Ferrari. Per far credere a Vandervell di avere un'auto nuova, Ferrari montò la carrozzeria della vettura sperimentale C-04, che aveva corso nel GP di Svizzera, sul vecchio telaio C-02. Piccoli particolari tra cui la posizione dei collettori di scarico e le sospensioni ne svelano infatti lo chassis C-02.



Giugno 1950 - 125 F1 – Gp Svizzera #22 chassis C-04 [fonte Ferrari.com] 



Agosto 1950 - 125 F1 - International Trophy Silverstone #16 chassis C-02

 Per questi motivi l’identificazione era particolarmente problematica perché bastava cambiare motore con cilindrata diversa, a parità di macchina, per avere una designazione diversa. Questo stato delle cose ha creato notevoli grattacapi e tuttora esistono pareri contrastanti tra diversi autori sulla identificazione dei telai.

Una chiave di lettura quindi per analizzare il progresso e la trasformazione delle F1 prodotte dalla Ferrari è comprendere l’evoluzione dei progetti e dei telai prodotti dal 1949 ad oggi e la loro numerazione parallelamente allo sviluppo dei motori e dei regolamenti vigenti per ciascuna “era”.

L’era dei motori sovralimentati 1500cc e aspirati fino a 4500cc (1950-1951)

La F1 era sinonimo di velocità e tutti i progetti di monoposto erano incardinati intorno ai principi di potenza, peso e baricentro e, in ultimo, di resistenza aerodinamica.

La Ferrari esordì nel campionato del mondo di F1 del 1950 con la 125F1 sovralimentata doppio stadio su telaio a longheroni e traverse tubolari. In realtà questa vettura fece il suo esordio a Monza nel 1949, in quanto, come era consuetudine, le squadre italiane portavano al GP di Italia le vetture che avrebbero corso l’anno successivo. La 125F1 era basata quindi su un progetto datato 1949 denominato GP-49.

Limitate evoluzioni portarono alla realizzazione di un nuovo progetto, denominato GP-50, come base sempre per le 125F1 che per le successive Ferrari con motore aspirato, le 275F1, 340F1 e 375F1.

In totale furono costruiti 4 telai per le 125F1 (dal C-01 al C-04, di cui poi 2 usati per le 275F1), 1 telaio per la 340F1 e 10 telai per la 375F1 (dall’0001 al 0010).

 

L’era delle F2 2000cc e sovralimentati 750cc (1952-1953)

Con l’entrata in vigore dell’uso delle vetture F2 in F1, la Ferrari monopolizzò i campionati 1952 e 1953 con la 500F2. Alla fine della stagione del 1953 esordì anche la 553F2 con motore il cui alesaggio era leggermente aumentato ma soprattutto aveva un nuovo telaio basato su una struttura tubolare a traliccio di nuova concezione.

Le 500F2 erano state costruite in 6 esemplari ufficiali (dalla 0001 alla 0006), mentre sono state realizzate in totale 3 553F2 (dalla 0001 alla 0003, di cui le prime due nel 1953).

 

L’era dei motori 2500cc (1954-1960)

Con il ritorno a motori con cilindrata superiore, nel 1954 la 553F2 doveva rappresentare la base di sviluppo su cui montare i motori 2500cc. Per combattere ad armi pari con la Mercedes e le sue vetture streamliner, le 3 nuove 553F1 Squalo vennero potenziate. Non solo, anche le forme erano più generose e un serbatoio aggiuntivo nella coda non più rastremata come visto nelle F2. A tale modello, che non ebbe grande successo, vennero affiancate 8 625F1, fino al 1955. Anche queste montavano lo stesso motore della 553F1 però erano allestite sugli stessi telai della 500F2 (oltre ai 6 già citati si aggiunsero lo 0007 e lo 0008).

Settembre 1955 - Mercedes W196 Streamliner

Nei primi mesi dell’anno successivo la 553 venne notevolmente cambiata e aggiornata prendendo il nome di 555F1 Supersqualo. Anche il telaio risultò di nuova concezione e ne furono costruiti 4 (0001-0004). Nel luglio del 1955 Ferrari acquisì il reparto corse Lancia, essendosi quest’ultima ritirata dalla F1. Grazie a questa acquisizione di sei D50 complete, una smontata, una carrozzeria streamliner e svariati pezzi di ricambio, la Ferrari le portò nel successivo GP di Monza e corse nel 1956 con questi modelli più altri 4 autocostruiti (in totale dal 0001 allo 0010). Grazie soprattutto alla loro peso ridotto, alla distribuzione dei pesi più vicina al baricentro e ai vantaggi aerodinamici dovuti al posizionamento tra le ruote dei serbatoi, La Ferrari-Lancia vinse il campionato del mondo del 1956.

Torino 1954 – Studi del Cx in galleria del vento di un modello in scala 1:10 [Anonimo] 

Il 1957 fu un anno di transizione. La 801 non era un vero e proprio nuovo modello ma un’evoluzione della D50 senza i serbatoi laterali. Non furono quindi realizzati nuovi telai, a parte quello della 156F2 (telai 0011 e 0012, numerati in continuità con quelli della D50).

Il 1958 vide finalmente la realizzazione di nuovi modelli interamente progettati dalla Ferrari con motori nuovi e telai di nuova concezione tubolari a traliccio. Furono costruiti sette telai poi usati anche nel 1959 e 1960 (0001-0007). Il motore montato sulle 246F1 fu un’evoluzione del motore Dino della 156F2, portato a una cilindrata di 2400cm3. Un'ulteriore evoluzione nel 1959 portò la cilindrata a 2500cm3. Tuttavia, questo modello risultò obsoleto in quanto nuove Cooper con motore posteriore risultarono molto più competitive. Nel corso del 1960, Ferrari fu costretto a studiare un nuovo progetto di vettura con motore posteriore, la 246P, basata su un nuovo telaio (0008, in continuità con la numerazione precedente).

 

L’era dei motori 1500cc (1961-1965)

La Ferrari aveva maturato molta esperienza riguardo i motori Dino con cilindrata 1500cm3 montandoli, dapprima, sulle F2 per poi impiegarli anche in F1 già dall’anno precedente. Motori ridimensionati posti dietro il pilota consentirono alle squadre di realizzare monoposto più filanti e snelle. Nel biennio 1961-1962 la Ferrari scese in pista con la 156F1 Sharknose, realizzando in totale sette telai tubolari a traliccio (dallo 0001 allo 0009, dello 0005 non vi è traccia, mentre lo 0008 era il telaio costruito l’anno prima), il cui motore passò, nel corso della stagione, da un angolo tra le bancate di 65° a 120°. Singolari airscope iniziavano ad essere studiati per migliorare le prestazioni dei motori soprattutto in circuiti veloci.



Luglio 1961 - Ferrari 156F1 con airscope - chassis 0001

Solo l’anno successivo la Ferrari adottò un telaio semi monoscocca di provenienza aeronautica, in virtù dei risultati sorprendenti della Lotus 25 con telaio monoscocca nel 1962. Nel corso del 1963, alle tre 156/63 (001-003), già modificate nel telaio ulteriormente affusolato e nel passo allungato, venne affiancata la 156 aero (anche se era nata con motore V8), di cui vennero realizzati un telaio nuovo (0004) e uno convertito dalla 156/63 (003).

L’anno successivo oltre alle 156 aero vennero affiancate 2 nuove 158F1 e una nuova 1512F1 con motore a 12 cilindri. I 3 nuovi telai furono costruiti in continuità con quelli dell’anno precedente (005-007). Il 1964 è anche l’ultimo anno in cui le carrozzerie, vere opere d’arte fatte a mano, erano realizzate in alluminio. Si perse purtroppo gran parte di quella artigianalità che aveva caratterizzato il mondo delle corse. Nello stesso anno venne anche abbandonato definitivamente il motore V6.

L’anno successivo, il 1965, corsero le due 158F1, la 1512F1 e 2 nuove macchine a 12 cilindri, poi rinominate 512F1. Nel triennio 63-65 furono realizzati in totale nove telai, dallo 001 allo 009.

 

L’era dei motori 3000cc (1966-1980)

Con il cambio di regolamento, si apre una nuova stagione di motori e finalmente la Ferrari può esprimere al meglio la sua tradizione di motori 3000cc a 12 cilindri. Purtroppo, la realtà delle cose è ben diversa, il peso eccessivo e la poca affidabilità meccanica non garantirono le prestazioni desiderate. Furoni invece i motori australiani montati sulle Brabham ad avere la meglio.

Furono costruite solo tre nuove vetture per il 1966, con la numerazione del telaio in continuità con l’anno precedente dal 010 al 012, nonostante una modalità costruttiva del telaio molto diversa rispetto ai modelli precedenti con struttura tubolare in acciaio con pannelli in alluminio rivettati.

Nel 1967, si alleggerì notevolmente la carrozzeria della 312 tornando ad una concezione in fibra di vetro e un motore più potente, realizzando quattro nuovi telai con numerazione dispari (destinati alle sole F1), dal 001 al 007.

A partire dal 1968, nei weekend di gara, l’uso dei muletti divenne una consuetudine, non più sporadica. Sempre più appendici aerodinamiche iniziarono a diffondersi tra le monoposto. La Ferrari introdusse per prima una novità assoluta in F1, gli alettoni. A partire dal mese di giugno, fece il suo debutto, in un test privato a Modena, una 312 con appendici aerodinamiche all’anteriore e un alettone al posteriore cambiando definitivamente le forme di tutte le monoposto F1 e non solo. Furono allestite tre nuove monoposto, sempre in continuità, dalla 009 alla 015. La numerazione 013 fu saltata per ovvi motivi scaramantici.



Giugno 1968 - Ferrari 312F1 con alettone posteriore - chassis 007

La 312 concluse la sua carriera nel 1969, l’anno più difficile vissuto fino ad allora, realizzando solo due nuovi telai, 017 e 019.

 




Un giorno io non ci sarò più. Spero che le rosse vetture che portano il mio nome continueranno ad esserci anche dopo di me ed a farsi onore su tutti i circuiti del mondo.
Enzo Ferrari

 



1 set 2023

246P e 156 - chassis 0008

 

FErRARI 246P e 156F2 - chassis 0008

 La prima Ferrari F1 a motore posteriore

La mia ricerca di monoposto Ferrari stravaganti ed ingegnose ebbe inizio dalla consultazione della collana “Il Mito Ferrari” del 1995. Si tratta di una collana divulgativa con uscite numerate che raccontava con approfondimenti i modelli di auto che si sono susseguiti dal 1950 ad allora non solo di F1 ma anche auto stradali e da competizione. In un fascicolo veniva trattata la prima monoposto Ferrari con motore posteriore, la 246P e nei successivi fascicoli la sua evoluzione con la configurazione aerodinamica più nota detta “a naso di squalo”. Ne sono seguite ricerche sul modello, anche di cambiamenti della veste aerodinamica. Il primo post da cui vorrei partire è proprio da questo modello.

Era il 1959 quando la Cooper esordì nel mondiale di F1 con una monoposto a motore posteriore. Al di là delle note diffidenze, di Enzo Ferrari su tutti, la stessa Ferrari nella primavera dell’anno successivo sperimentò la sua prima monoposto con motore al posteriore. Infatti, nel 1960, nella flotta Ferrari erano presenti sei 256F1 con motore anteriore (chassis 0001, 0003, 0004, 0005, 0006 e 0007). A queste si aggiunse una nuova monoposto (246P) con un nuovo telaio denominato 0008, in successione numerica a quelli già realizzati e la cui numerazione era partita, con nuovo progetto, nel 1958.

Dapprima fece un timido esordio un prototipo all’aerodromo di Modena sotto gli occhi attenti del Commendatore per poi partecipare ufficialmente alla prima gara in F1 al GP di Monaco del 1960 e apparire un’ultima volta in quella configurazione aerodinamica nel GP successivo di Olanda.

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[Anonimo - Ferrari.com]

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[Anonimo - pubblicata su Ferrari di H. Tanner and D. Nye]

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[Anonimo]

1 - 4. Aprile 1960 - Dino 246 P – Test Modena chassis 0008, prima senza vernice e poi con la verniciatura rosso Ferrari 

Nel GP di Monaco la presa d'aria per il motore subì qualche modifica: apparve un airscope per facilitare l'aspirazione dei tromboncini e un taglio nella carrozzeria maggiormente inclinato. 

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5. Maggio 1960 - Dino 246 P – GP Monaco #34 chassis 0008 [Anonimo - pubblicata su MotorSport magazine n.7 1960]

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6. Maggio 1960 - Dino 246 P – GP Monaco #34 chassis 0008 [Anonimo]

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7. Maggio 1960 - Dino 246 P – GP Olanda T-car chassis 0008 [Anonimo]

Dopo questa prima esperienza poco entusiasmante, la Ferrari iniziò a sperimentare carrozzerie a forma pseudo-cilindrica e con essa la sperimentazione aerodinamica finalizzata solo all’ottenimento della migliore penetrazione. Nel luglio dello stesso anno lo chassis 0008 cambiò forme con profilo più filante, pulito e snello e partecipò al GP Solitude di F2 con cilindrata 1500cc, la cui macchina era denominata ovviamente 156 F2.

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8. Luglio 1960 - Dino 156 F2 – GP Solitude #7 chassis 0008 [Anonimo - pubblicata su Dino - The little Ferrari di D. Nye]

A settembre fece il suo esordio in F1 al Gp di Italia. La carrozzeria subì una lieve modifica davanti alle ruote posteriori che feritoie più alte e prese d'aria per i freni posteriori.

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9. Settembre 1960- Dino 156 F2 – GP Italia #22 chassis 0008


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10. Ottobre 1960 - Dino 156 F2 – GP Modena #24 chassis 0008 [Anonimo]

Nell’anno successivo, il 1961, la Ferrari introdusse forme innovative sia in F1 con la 156 F1 detta “Sharknose”, che sui modelli stradali. Il nuovo vestito a squalo venne dapprima costruito sempre sullo chassis 0008 per poi essere nuovamente realizzato sui nuovi telai 1961 in forme leggermente riviste e posizione guida più arretrata.

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11-12. Marzo 1961 - 156 F1 – test Modena 65° chassis 0008 [Anonimo]

In uno scatto effettuato nella fabbrica a Maranello da Motor Sport Magazine è possibile osservare lo chassis 0008 in catena di montaggio, insieme ad altre vetture in corso di allestimento.



Marzo 1961 - 156 F1 – Fabbrica Ferrari 65° chassis 0008 [Motor Sport Magazine]

La sua prima apparizione sullo chassis 0008 è registrata a Modena, sull’aerodromo, nel marzo ’61. Definite le forme, i test iniziali si soffermarono sulla presa di aspirazione del motore posto dietro al pilota.

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13-14. Marzo 1961 - 156 F1 – test Modena 65° chassis 0008 con airscope [Jorg - Thomas Fodisch]

Nel mese successivo fece il suo esordio nelle competizioni al Gp di Siracusa.


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15-16. Aprile 1961 - 156 F1 – 65° GP Siracusa #32 chassis 0008

Si consideri che nello stesso periodo faceva i suoi primi giri di pista a Modena la neonata 156 F1 con motore a 120° chassis 0001, su cui si concentrarono tutti gli sforzi e gli sviluppi. Questa nuova vettura manteneva i lineamenti "a squalo" ma, dopo una cura dimagrante, è evidente la sua linea più snella e affusolata con posizione più arretrata del pilota, seguendo i canoni di allora di riduzione della sezione frontale. 


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17. Aprile 1961 - 156 F1 - 120° Test Modena chassis 0001 [Phil Hill Archivio]

Lo chassis 0008 venne quindi messo da parte e utilizzato non più per gli sviluppi ma affidato alle squadre non ufficiali in Francia e Inghilterra e come T-car a Monza.


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18. Settembre 1961 - 156 F1 – 65° GP Italia T-car chassis 0008 [Gunter Molter - pubblicata su Ferrari 156 Sharknose di Ed McDonough]

Per quasi un anno non fu più utilizzato, fino al luglio 1962, quando, conclusi gli sviluppi sulla sorella minore, venne impiegata come test car con una carrozzeria rivista e motore ultima configurazione a 120° per poter debuttare al Nurburgring. I pannelli laterali furono rimossi per favorire il raffreddamento e alleggerire il peso complessivo. Il naso a squalo venne sostituito da un muso tradizionale in stile Lotus e Cooper, e le prese d’aria del motore vennero divise e parzializzate.


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19. Luglio 1962 - 156 F1 – Test Modena chassis 0008 [Anonimo]

Nel corso di ulteriori test a Modena, la cosiddetta "Nurburgring experimental F1" fu ulteriormente aggiornata. Di fatto, scese in pista nei test privati una vettura completamente nuova. I serbatoi laterali furono rivisti  per dare una linea più affusolata, il sedile fu inclinato maggiormente, di chiara ispirazione di scuola inglese, con l'aggiunta del roll-bar. Anche il telaio era completamente rivisto con un disegno dei tubi diverso, soprattutto al retrotreno per poter alloggiare il motore a 120°. Furono infine riviste le sospensioni e i tubi di scarico più corti.

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20. Luglio 1962 - 156 F1 – Test Modena nuovo chassis 0008 [Pubblicata su Ferrari di Tanner & Nye]

A questa configurazione, opportunamente verniciata, che scese in pista al GP di Germania nell'agosto successivo, si aggiunsero le prese d'aria per i freni posteriori poste dietro ai cupolotti chiusi dei tromboncini di aspirazione.


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21. Agosto 1962 - 156 F1 – GP Germania #4 chassis 0008 [Jim Gleave - pubblicata su Ferrari 156 Sharknose di Ed McDonough]

La sua ultima apparizione nelle competizioni ufficiali fu al GP di Italia con prese d’aria del motore ulteriormente riviste con un taglio orizzontale, lasciando intravedere i tromboncini di aspirazione e fori laterali per facilitare l’immissione dell’aria ad alte velocità.



22. Settembre 1962 - 156 F1 – Gp Italia #8 chassis 0008






Un giorno io non ci sarò più. Spero che le rosse vetture che portano il mio nome continueranno ad esserci anche dopo di me ed a farsi onore su tutti i circuiti del mondo.
Enzo Ferrari

 




Credits:
  • Ferrari 156 Sharknose di Ed McDonough
  • Dino - The little Ferrari di D. Nye
  • MotorSport magazine
  • Ferrari di H. Tanner and D. Nye

 


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